domenica 12 aprile 2015

Viaggio d'istruzione : Villa Adriana a Tivoli
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Villa Adriana
«Fece costruire con eccezionale sfarzo una villa a Tivoli ove erano riprodotti con i loro nomi i luoghi più celebri delle province dell’impero, come il Liceo, l’Accademia, il Pritaneo, la città di Canopo, il Pecile e la valle di Tempe; e per non tralasciare proprio nulla, vi aveva fatto raffigurare anche gli inferi. »
(Historia Augusta, Vita Hadriani, XXVI, 5)

La Villa Adriana di Tivoli fu costruita a partire dal 117 d.C. dall'imperatore Adriano come sua residenza imperiale lontana da Roma, ed è la più importante e complessa Villa a noi rimasta dell'antichità romana, essendo vasta come e più di Pompei (almeno 80 ettari).
Lo studio del sistema di canalizzazione e delle fognature sembra indicare che la progettazione del complesso sia stata unitaria, anche se dai bolli laterizi ritrovati in circa metà degli edifici emergono tre fasi di costruzione particolarmente attive tra il 118 e il 138
 La complessità della residenza, più che alle numerose sfaccettature della personalità di Adriano, fu dovuta alla necessità di soddisfare esigenze e funzioni diverse (residenziali, di rappresentanza, di servizio), oltre che all'andamento frastagliato del terreno; la magnificenza e l'articolazione delle costruzioni rispecchiano le idee innovative dell'imperatore in campo architettonico. Si afferma comunemente che egli volle riprodurre nella sua villa i luoghi e i monumenti che più lo avevano colpito durante i suoi viaggi nelle province dell'impero, sulla base di un passo del suo biografo
In realtà gli edifici della villa presentano tutti i caratteri più innovativi dell'architettura romana del tempo, per cui le riproduzioni adrianee di monumenti della Grecia o dell'Egitto vanno intese piuttosto come suggestioni evocative piuttosto che ricostruzioni reali.
La villa fu realizzata in tre fasi successive dal 121 al 137 d.C. Si tratta di una vera e propria città, estesa su di un'area di circa 300 h, nella quale il grandioso complesso si presenta diviso in quattro nuclei diversamente caratterizzati.

Teatro Greco
Nonostante il nome, il Teatro Greco richiama più da vicino i teatri romani e doveva essere destinato a teatro di corte per un ristretto numero di spettatori.
Come si riscontra in altri edifici del complesso monumentale, nella fase di progettazione si è tenuto conto della situazione morfologica del terreno: la parte centrale della cavea è stata realizzata scavando la collinetta di tufo, invece la parte esterna poggia su strutture a volta, certamente usate anche come ambiente di servizio.
E’ ancora percepibile l’andamento gradonato della cavea, distinta in due settori da un’unica scalinata centrale, parzialmente conservata; alla sommità è un piccolo ambiente rettangolare, forse tribuna dell'imperatore.
Ai piedi della cavea, si riconoscono l’orchestra, ovvero lo spazio dove si disponeva il coro quando venivano rappresentate tragedie e commedie, e il proscenio, o palco sul quale recitavano gli attori; di forma rettangolare, quest’ultimo è conservato solo nella parte inferiore: non sono infatti visibili i resti della frons scaenae, il fondale fisso in muratura, solitamente a più piani e provvisto di numerose porte e finestre, che, oltre a delimitare lo spazio dove avveniva la recita, era utilizzato per gli effetti scenici.

Pecile
Il Pecile è un quadriportico che delimita un giardino con grande piscina centrale. Si ispira alla Stoà Poikile di Atene.
La parte settentrionale, di cui si conserva l’intero muro alto m.9, era costituita da un doppio portico, dove oggi in luogo delle colonne che sorreggevano il tetto, sono state collocate piante di alloro tagliate a cilindro. Questa parte del portico permetteva di passeggiare sia nella stagione invernale che estiva .
Dal Pecile si poteva accedere, tramite scale, alla Sala dei Filosofi e al Teatro Marittimo da un lato, e all’Edificio con Tre Esedre, al Ninfeo- Stadio e all’Edificio con Peschiera dall’altro.
Diversamente dalla situazione odierna, il giardino era circondato da alti muri del portico colonnato, dotato di ampie finestre che consentivano l'affaccio sul panorama.
        
Cento Camerelle
La realizzazione della spianata del Pecile fu possibile grazie alla costruzione di un poderoso sistema di muri di sostegno di cui alcuni usati come abitazioni: le Cento Camerelle, costituite da una serie di ambienti contigui, allineati su piani sovrapposti fino ad un massimo di quattro.
Le stanze, caratterizzate da identiche dimensioni, con pavimento in legno e unica apertura sul fronte, erano accessibili da ballatoi esterni in legno raccordati da una scala in muratura. La modestia dei rivestimenti parietali e pavimentali, l’alto numero di ambienti, cui deve il nome l’edificio, e il fatto che essi fossero costeggiati da una strada basolata che, inoltrandosi sotto il vestibolo con percorso sotterraneo, dava accesso diretto agli ambienti servili delle terme, ha permesso di ipotizzare che si trattasse degli alloggi riservati al personale più umile che prestava servizio nella villa.
E’ possibile tuttavia che la serie di ambienti a livello del piano stradale, sia per l’estrema accessibilità dalla strada carrabile, che per la presenza in alcuni vani con i soffitti molto più bassi rispetto a quelli dei piani superiori, possano essere stati utilizzati per lo stoccaggio delle merci e dei prodotti che servivano per la gestione della villa.

Sala dei Filosofi
Si tratta di un’imponente sala absidata, con accesso principale da nord attraverso due colonne in antis, il cui nome è dovuto alla presenza di sette nicchie nella parete di fondo ove si è ipotizzato che fossero collocate le statue dei sette saggi (o della famiglia imperiale!)
L’ambiente era interamente rivestito di marmo, come documentano le impronte delle lastre sulla malta di allettamento lungo le pareti e i fori per le grappe di sostegno, e probabilmente coperta da un soffitto a cassettoni.
Alcuni ritengono che si trattasse di una biblioteca e interpretano quindi le nicchie come scaffali per i volumina; tuttavia la scarsa accessibilità delle rientranze sembra far propendere per altre ipotesi.
Considerati l’ampiezza della sala, la contiguità con il Pecile da un lato e il Teatro Marittimo dall’altro, ciascuno raggiungibile attraverso due ingressi, appare forse più motivata l’identificazione con una sala di attesa per gli ospiti.

Teatro Marittimo
Si tratta di uno dei monumenti più noti e rappresentati di Villa Adriana ed è divenuto uno dei simboli dell’unicità e della concezione innovativa dell’impianto architettonico dell’intero complesso residenziale. L’isola era accessibile attraverso due strutture girevoli in legno o ponti levatoi e la sensazione, ancora oggi, è quella di trovarsi in un luogo nel quale potersi ritirare per svolgere in tranquillità le proprie attività. L’Edificio prende il nome da un raffinato fregio figurato in marmo con soggetto marino che ne decorava la trabeazione.
Costituito da un corpo circolare preceduto da un pronao che immette in un portico interno di forma circolare sorretto da colonne ioniche e coperto da volta a botte. Il colonnato si riflette sull’acqua di un ampio canale che delimita un’isola artificiale, sulla quale si imposta un edificio che può essere identificato come una vera e propria domus, una sorta di residenza minore all’interno della residenza imperiale.
Lo spazio interno, seppure ridotto e condizionato dalla pianta circolare, è stato sfruttato in maniera ottimale per realizzare tutti gli ambienti idonei alle esigenze dell’ imperatore: e, in effetti, ripete lo schema tipico della domus, con atrio, tablino, cubicula, impianto termale e, perfino, latrine, ubicate negli spazi di risulta.
Biblioteche
Sono i due edifici tradizionalmente definiti Biblioteca Greca e Biblioteca Latina. I due edifici avevano la facciata principale sul giardino ed erano collegate fra loro da un portico.
La Biblioteca Greca presenta tre piani, di cui quello superiore era dotato di impianto di riscaldamento; i vani e corridoi di servizio dove erano sistemati i praefurnia, erano collocati al piano intermedio e non aveva nessun collegamento diretto con il livello superiore.
La Biblioteca Latina, a due piani, di cui solo quello inferiore è al momento visitabile, presenta un’impostazione simile a quella della Biblioteca Greca.
Entrambi gli ambienti erano rivestiti di marmo, sia sul pavimento che sulle pareti.
I due edifici sono stati variamente interpretati: come biblioteche, per la presenza delle nicchie, come triclini estivi, o, più recentemente, come ingressi monumentali al Palazzo.

Terme con Heliocaminus
E’ l’edificio termale più antico della villa, costruito a ridosso del primo nucleo abitativo , adoperato probabilmente solo dall’imperatore e dalle persone a lui più vicine.
Deve il suo nome alla presenza dell’imponente sala circolare con un heliocaminus, un ambiente particolarmente riscaldato, oltre che dai raggi solari, anche da un sistema tradizionale ad ipocausto (riscaldamento sotto il pavimento).
La sala, coperta da una cupola cassettonata, con occhio centrale, era dotata di grandi finestre, interamente crollate, che affacciavano sul lato sudoccidentale, dove sono situati tutti gli ambienti riscaldati di questo come degli altri complessi termali della villa, il cui orientamento rispecchia fedelmente le prescrizioni dettate da Vitruvio. L’esposizione di tali ambienti a sudovest consentiva di sfruttare al massimo l’azione dei raggi solari nel pomeriggio, quando i Romani erano soliti frequentare i bagni.
Alle spalle della sala è riconoscibile il frigidarium, ambiente rettangolare aperto su una grande piscina circondata da un portico colonnato e provvisto di una seconda vasca semicircolare, dal quale si accedeva, attraverso una stanza riscaldata, al caldarium; nelle rientranze delle pareti di questo ambiente, purtroppo molto danneggiato, erano ricavate le due vasche rettangolari per i bagni caldi. L’originario rivestimento parietale e pavimentale di tutto l’edificio in lastre di marmo, di cui si conservano alcune tracce, e l’impiego di mosaico non decorato solo per i pavimenti dei corridoi di servizio o della sala circolare riscaldata, conferma la pertinenza del complesso alla zona nobile della villa.

Canopo e Serapeo
Il Canopo va interpretato come una rappresentazione evocativa di un ambiente egizio esotico, come se fosse un giardino sul Nilo destinato ai banchetti, infatti il termine canopo deriva dal nome del canale egizio che congiungeva l’omonima città di Canopo - sede del celebre tempio di Serapide - con Alessandria, sul delta del Nilo.
Il Canopo è una vasca lunga circondata da un colonnato e affiancata da un ampio padiglione, con un’esedra semicircolare, chiamato Serapeo perché inizialmente scambiato per un edificio sacro dedicato a Serapide. In realtà questa costruzione era come un grande spazio per banchetti all’aperto, arricchito da giochi d’acqua: le cascatelle, i canali, e il mosaico di pasta vitrea sulla grande volta a ombrello dell’esedra conferiscono al padiglione quasi l’aspetto di una fontana monumentale. Negli ambienti interni c’era una sorta di triclinio, con un basamento in muratura di forma semicircolare e dalla superficie inclinata, coperto anticamente da tappeti e cuscini: gli ospiti vi si sdraiavano in occasione del convito, rinfrescati dallo scorrere dell’acqua e allietati dalla vista della vasca abbellita da sculture di stile ellenistico a dal soggetto egizio e greco.
Infatti, durante i lavori di asportazione della terra che, nel corso dei secoli, aveva coperto la lunga vasca centrale, sono state trovate delle statue di soggetto egizio, tra cui la statua di Iside, la scultura di un coccodrillo, da cui probabilmente uscivano zampilli d’acqua, e statue-colonna (cariatidi e telamoni) di cui adesso sono presenti delle copie poste a decorare la piscina.

 Edificio con Peschiera
L’edificio, costituito da due corpi contigui, si sviluppa su tre livelli, collegati internamente da scale in muratura, di cui quello intermedio, caratterizzato da ambienti più modesti e notevolmente più bassi, con stretti corridoi, è identificabile con un piano di servizio. La caratteristica principale della struttura è infatti quella di avere quasi tutte le stanze del piano superiore dotate di suspensurae; e quindi è possibile che i vani di questo livello fossero riscaldati. A questa peculiarità si deve la denominazione di Palazzo d’inverno.
Tenuto conto della posizione dominante dell’edificio rispetto a quelli contigui, della sua centralità nell’ambito della villa e della ricca decorazione parietale e pavimentale in marmo, oggi ricostruibile solo in base alle impronte nella malta di allettamento e ai fori per le grappe di fissaggio delle lastre, è verosimile che si tratti della residenza vera e propria dell’imperatore, utilizzabile anche nella stagione invernale, data la possibilità di riscaldamento.
La struttura ripete negli elementi costitutivi la tipologia di una residenza imperiale, dotata di sale di rappresentanza e di una serie di vani minori, con peristilio e criptoportico per passeggiare al sole o all’ombra, a seconda della stagione, nonché di un ampio giardino.

 Edificio con Tre Esedre
Si tratta di un sontuoso e monumentale vestibolo, a servizio dell’edificio con peschiera, che era molto probabilmente la residenza privata dell’imperatore.
     
Ninfeo - Stadio
Si tratta dell’area compresa tra il Palazzo d’Inverno con Peschiera e l’Edificio a Tre Esedre, interpretato come Stadio, unicamente in base alla pianta allungata; da qui il nome convenzionale di Ninfeo- o Giardino-Stadio con il quale tale spazio viene designato ancora oggi.
Il Ninfeo-Stadio aveva l’accesso principale dall’Edificio con Tre Esedre ma era collegato con tutti gli altri edifici circostanti anche attraverso percorsi sotterranei.
L’ala settentrionale è costituita da un vasto giardino rettangolare porticato, sul quale si aprivano tre ambienti dotati di una lussuosa latrina di uso imperiale; il giardino era ornato da una lunga vasca rettangolare, fiancheggiata da due fioriere delle stesse dimensioni, ancora oggi visibili. Seguiva un’area delimitata da pilastri, che forse sorreggevano un pergolato. Infine, a ridosso di uno dei portici del cortile centrale, e aperto su di esso, era un padiglione (oggi distrutto come del resto quasi tutta la zona circostante), delimitato da muri e colonne.
Sul lato opposto c’era una grande fontana a esedra gradonata, con nicchia centrale e cascatelle che consentivano effetti d’acqua scenografici.

Grandi Terme
Devono la loro denominazione sia all’ampiezza dei singoli ambienti che alla vastità di superficie occupata rispetto agli altri impianti termali della villa.
Entrambi i complessi delle Piccole e Grandi Terme erano collegati da un corridoio sotterraneo che permetteva l’accesso ai praefurnia (caldaie) ed era direttamente raggiungibile dal personale di servizio alloggiato nell’area delle Cento Camerelle.
Lungo il lato a sud-ovest si dispongono gli ambienti riscaldati, tra i quali, immediatamente riconoscibile per la forma circolare e la copertura a calotta con occhio centrale, nonché l’assenza di impianti idrici, la sala per la sudatio (laconicum), che conserva ancora tutta la sua imponenza, nonostante il crollo della porzione frontale su cui si aprivano le grandi finestre per catturare i raggi solari. Si succedono poi a destra tepidaria (stanze riscaldate che in alcuni casi presentano, oltre alle suspensurae sotto il pavimento, anche le pareti costituite da tubuli o condotte di mattoni forati per la circolazione dell’aria calda) e caldaria, o ambienti provvisti di vasche per il bagno caldo.
La zona centrale retrostante è occupata quasi interamente dal frigidarium, un’ampia sala rettangolare con volta a crociera, su cui si affacciavano, ad un livello inferiore, due ambienti accessibili per mezzo di gradini rivestiti di marmo, l'uno absidato e l’altro rettangolare, che costituivano le piscine per il bagno freddo; entrambi gli ingressi erano inquadrati da alte colonne di marmo cipollino con capitelli ionici assai raffinati; la vasca absidata era abbellita originariamente da statue, come indica la presenza di nicchie nella parete di fondo. Dal frigidarium si poteva accedere, oltre che all’ambiente circolare per la sudatio, anche ad un’ampia sala, ugualmente riscaldata, affacciata sul lato meridionale, che presenta la peculiarità di un soffitto decorato da stucchi con motivi geometrici e medaglioni figurati, di cui rimane traccia nei pennacchi angolari della volta.
Dietro al frigidarium c’era la palestra, costituita da un ampio cortile in opus spicatum circondato da un portico pavimentato a mosaico, oggi privo delle colonne.
Non presentano una decorazione sfarzosa come le altre terme della villa; questo fa supporre che questo edificio fosse destinato al personale addetto alla villa.

Piccole Terme
Nonostante la denominazione, le Piccole Terme rappresentano uno degli edifici più lussuosi della villa: oltre alla varietà delle decorazioni marmoree, vi si può riconoscere una notevole ricchezza di soluzioni architettoniche nella pianta dei diversi ambienti, nelle volte e nella straordinaria capacità di raccordare tetti a spiovente e a cupola in un movimentato gioco di superfici curve e piane. Nel complesso è quindi verosimile che l’edificio fosse collegato al palazzo e frequentato direttamente dall’imperatore.
Attualmente sono visibili solo alcuni resti dell’antico splendore dei rivestimenti.
In comunicazione con quest’ultima, e ugualmente riscaldata, è la sala circolare, o tholos, con copertura a cupola emisferica e occhio centrale, destinata alla sudatio; sul medesimo lato si allineano gli altri ambienti riscaldati, tra cui, notevole, una grande sala dai lati brevi convessi.
Il collassamento dei pavimenti, dovuto al cedimento delle suspensurae, ha messo in luce i condotti che permettevano la circolazione dell’aria calda proveniente dai praefurnia, mentre la spoliazione dei rivestimenti parietali ha consentito di individuare gli ascendenti, o condotti verticali per la fuoriuscita del vapore, che veniva così convogliato all’esterno dell’edificio. Al centro del complesso è il frigidarium, con due grandi vasche contrapposte, rivestite di lastre di marmo bianco, accessibili mediante scale rivestite di analoghe lastre marmoree; alle spalle della sala, lungo il lato parzialmente interrato, è da riconoscere forse la palestra, secondo uno schema ripetuto nel contiguo complesso delle Grandi Terme.

Hospitalia
Sono edifici destinati a personale di medio rango, al seguito della corte (ad esempio ufficiali della coorte pretoria, sacerdoti).
Il complesso degli Hospitalia (o Stanze per ospiti), lungo uno dei lati minori del Cortile delle Biblioteche, è costituito da un ampio corridoio coperto da mosaico bianco con crocette nere, su cui si apre una doppia serie di cubicola (stanze da letto), ciascuna predisposta per tre letti. Il corridoio centrale termina in un’ampia sala con nicchie sul fondo. La tecnica muraria adoperata è opus quasi reticulatum.
  
Palazzo
Rappresenta il primo nucleo della residenza imperiale, edificato nell’area della precedente villa repubblicana, della quale vengono riutilizzati ambienti e singole murature, talvolta ancora riconoscibili nel tessuto strutturale dei vari edifici.
Il Palazzo, che si articola in più settori, in un’alternanza di cortili e aree scoperte sistemate a giardino, circondati da colonne e pilastri; lungo il lato orientale si trovava una vasta zona verde, o Giardini Superiori.
Nella parte settentrionale c’era un ambiente quadrangolare, aperto sul cortile a pilastri soprastante il Criptoportico repubblicano, caratterizzato da una serie continua di piccole nicchie rettangolari e una circolare sul muro di fondo, che è stato identificato con una biblioteca: nelle rientranze dei muri erano collocati originariamente gli scaffali per i volumina.
Vicino al cortile porticato c’era il Triclinio dei Centauri, una sala absidata divisa in tre navate con il pavimento, a mosaico, decorato con quadri figurati con vari soggetti: centauri assaliti dalle belve, (oggi ai Musei di Berlino), divinità e maschere (pervenuti in parte ai Musei Vaticani).
Direttamente sul lato orientale del cortile si affacciano  le cubicula.

Piazza d’Oro
Il nome moderno è di per sé indicativo del ricchissimo arredo architettonico e scultoreo del complesso, che proprio per questo motivo venne spogliato in maniera sistematica dei rivestimenti e più volte scavato, a partire dal ‘500. Dal sito provengono numerose celebri sculture in marmo ed elementi architettonici confluiti nelle raccolte di diversi musei e collezioni estere.
L’edificio presenta un grande giardino centrale, percorso longitudinalmente da una lunga vasca rettangolare affiancata da una serie simmetrica di aiuole e vasche, circondato da un grandioso portico a pilastri con semicolonne addossate in laterizio; lo spazio coperto era suddiviso in due navate da colonne in cipollino e granito verde alternati.
Particolarmente originale è il vestibolo con pianta quadrilobata coperto con una cupola su base ottagonale.
La tipologia degli ambienti, la presenza di giochi d’acqua, l’impiego esclusivo di opus sectile per tutti i pavimenti di questo edificio, l’ampio uso di rivestimenti parietali a lastre di marmo, deducibile dai numerosi fori per le grappe di fissaggio, confermano l’ipotesi che questa zona della villa fosse strettamente legata alle funzioni pubbliche del palazzo, anche se ubicata in posizione defilata.

Pretorio
Identificato un tempo come alloggio dei pretoriani che prestavano servizio al seguito dell’imperatore, l’edificio si compone in realtà di due corpi ben distinti tra loro.
La parte inferiore, che costituisce la sostruzione della parte residenziale, è formata da tre piani sovrapposti di piccoli ambienti non comunicanti, con pavimenti in legno sostenuti da mensole in travertino, accessibili da ballatoi esterni collegati da una scala in muratura, visibile all’estremità occidentale.
Il sistema costruttivo è del tutto analogo a quello delle Cento Camerelle e degli altri ambienti di servizio della villa, il che consente di ipotizzare per questo edificio una destinazione d’uso come alloggio del personale servile ed eventualmente come magazzino per derrate. Anche in questo caso gli ambienti avevano una funzione sostruttiva per il corpo superiore del complesso, un padiglione decorato da lesene in laterizio che lo connotano come zona nobile: una conferma è del resto rappresentata, oltre che dalla posizione particolarmente elevata, allo stesso livello dell’Edificio con Peschiera, dall’accessibilità rispetto ai vicini ambienti del palazzo.
Tra il Pretorio e le Grandi Terme una sequenza di ambienti con pareti affrescate a semplici fasce e specchiature, provvisti di latrine - e pertanto interpretabili come alloggi – sono stati recentemente attribuiti agli artigiani che lavoravano per l’ arredo della villa: da quest’area proviene, infatti, una grande quantità di scarti di lavorazione di marmo; nei pressi fu rinvenuto il modello di stadio in marmo bianco collocato nei depositi.